LA “QUESTIONE” AMIANTO CONTINUA A FAR PARLARE DI SÉ

La recente condanna del magnate svizzero, ex patron dell’Eternit di Casale Monferrato, non ha acquietato gli animi dei familiari delle vittime …

di Ernesto Bodini (giornalista scientifico e divulgatore di tematiche sociali)

Quante volte si è scritto sul “killer” amianto, e da quanti anni questo manufatto continua a produrre vittime? La storia è lunga e la parola fine è purtroppo un miraggio, nonostante che in Italia (ad esempio) sia stato messo al bando con la Legge 257/1992. Una delle zone maggiormente colpite riguarda Casale Monferrato (Al) dove esisteva lo stabilimento Eternit di proprietà del magnate svizzero Stephan Schmidheiny (oggi 76enne), che è stato chiuso nel 1986. Questa è una delle più tristi pagine che riguardano il mondo del lavoro e della vita sociale, in quanto la maggior parte di quelli che si sono ammalati o morti di mesotelioma pleurico o peritoneale erano dipendenti di quella azienda, oltre ad un certo numero di loro familiari e cittadini comuni che hanno vissuto in quella zona, per un totale di quasi 3 mila vittime. Un ultimo capitolo di questo “romanzo nefasto” è stato oggetto in questi giorni a Novara della recente sentenza di condanna all’imprenditore Schmidheiny: 12 anni di pena essendo stato declassato il reato da volontario “con dolo eventuale” a colposo, con risarcimenti quantificati in 30 milioni di euro alla sola Presidenza del Consiglio e 50 milioni di euro al Comune di Casale, oltre a indennizzi per le vittime, per le associazioni e per i sindacati. Ma a parte questo ultimo esito giudiziario che, va detto, è da ritenersi assai esiguo considerando la continuità nel produrre e diffondere per decenni il manufatto asbestoso, quello che sconcerta ulteriormente è la non totale adesione delle persone interessate per superficialità e sfiducia, nonostante siano state intraprese molte iniziative e campagne di informazione da parte di alcune associazioni come la storica AFEVA (Associazione Familiari e Vittime dell’Amianto), oltre alla altrettanto storica AEA (Associazione Esposti Amianto). Quest’ultima “parentesi” di strascico giudiziario che dura da ben oltre 30 anni, è un ulteriore schiaffo dal punto di vista etico-morale che l’Italia si merita per non aver saputo precorrere i tempi in fatto di prevenzione, in quanto si sapeva sin dagli anni ’30 che l’amianto era nocivo alla salute umana. Infatti, risale addirittura al 1906 (all’epoca di S.M. Vittorio Emanuele III) il primo processo e la prima condanna di un’azienda produttrice di amianto. Ma non solo. Sempre in Italia nel 1939 il prof. Giacomo Mottura (1906-1990), eminente anatomo-patologo torinese (autore, tra l’altro, di testi di Tecnica Autoptica), riuscì a far riconoscere l’asbestosi (malattia da amianto) come malattia professionale, la cui assicurazione per i lavoratori divenne obbligatoria nel 1943 ma operativa solo nel dopoguerra; ma nonostante tale provvedimento normativo-assistenziale si continuava a produrre materiale asbestoso in quanto non era ancora vietato. Quindi, non si può che dedurre che a causa dell’avidità e della irresponsabilità degli imprenditori di aziende come l’Eternit di Casale Monferrato, il nostro Paese si colloca tra i meno civili in quanto non ha saputo tutelare i suoi abitanti con la prevenzione, correndo ai ripari “solo” 30 anni fa con la legge 257. A volte si è soliti dare la colpa alla lentezza della ricerca spesso per la scarsità di fondi per la stessa, ma sarebbe bene puntare il dito contro i politici per i ritardi legislativi e, proprio per questo, personalmente ritengo che siano per certi versi corresponsabili con l’imprenditoria in questione. È sempre triste e “poco cristiano” giudicare al di qua della barricata, ma chi scrive anni fa è stato esposto (suo malgrado) ad amianto per 43 mesi in siti aziendali dove le pareti e i soffitti dei locali erano coibentati con fibre di asbesto sin dagli anni ’70. Ne conseguì a breve una denuncia esposto, a titolo cautelativo, da parte di privato (ossia il sottoscritto): correva l’anno 1991 e la Legge per la messa al bando di ogni manufatto asbestoso fu varata l’anno successivo. In questi sei lustri ho scritto molto sulla questione amianto descrivendo tale realtà sotto ogni aspetto, e tutti coloro che non hanno preso e non prendono iniziative per vicende analoghe a tutela della propria salute, rientrano nella storica premonizione di Alessandro Manzoni (1785-1873) il quale sosteneva che «Noi italiani in genere siamo fatti così: ci rivoltiamo sdegnati e furiosi contro i mali mezzani e ci curviamo sdegnati e in silenzio sotto gli estremi». A me pare che tale constatazione continui a perpetuarsi nel tempo in molti altri aspetti della vita sociale e, intanto, la burocrazia imperversa e ha la meglio su questa larga fascia di connazionali. Ultima annotazione: in Italia si verificano ogni anno 1.800-2.000 nuovi casi affetti da mesotelioma, e se ne aspettano 25 mila nei prossimi 20 anni; e tale patologia resta comunque un tumore raro (6 casi ogni 100 mila abitanti).

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