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La paura delle immagini del Napoli fermo in campo con Ancelotti

Perché tante reazioni istituzionali all’allenatore del Napoli? Perché la protesta contro il razzismo farebbe il giro del mondo, mostrerebbe l’Italia per quella che è

La paura delle immagini del Napoli fermo in campo con Ancelotti

Le tante reazioni al leader calmo

È davvero incredibile la ridda di risposte, precisazioni, avvertimenti e rimbrotti che vengono dedicati a Carlo Ancelotti da quando ha cominciato a parlare di razzismo. Massimiliano Gallo ne ha parlato diffusamente ed è impossibile non dargli ragione. Eppure tutto quello che chiede l’allenatore del Napoli è una pausa di riflessione. Non ha minacciato di abbandonare il match, né di ritirare il Napoli dal campionato. Non ha aizzato gli ultras del Napoli a compiere vendette o ripicche. Non ha detto nulla, insomma, che possa minimamente preoccupare chi si occupa dell’ordine pubblico.

Un minuto o due di pausa, di questo stiamo parlando. Sarebbe un’interruzione minore di quella che richiede una verifica al Var. Di gran lunga inferiore, per dire, di quelle che procurano le simulazioni di Cuadrado in una normale partita della Juventus. Immaginiamo la scena: partono cori razzisti dalle gradinate e Hamsik si ferma, si siede sul pallone o lo prende in mano e lo consegna all’arbitro, chiedendo che quei cori cessino. Cosa c’è di così terribile in questa ipotesi, tanto da scomodare i vertici del calcio e della pubblica sicurezza?

La forza delle immagini

Mi sono fatto la mia idea e credo di aver capito cosa terrorizza tanto Figc, Polizia e Governo: la forza delle immagini. Il razzismo in Italia c’è, ma non si deve vedere, né sentire. Altrimenti non riuscirebbe a dovere la rimozione complessiva del problema, la sua derubricazione a goliardia, a gesto di qualche cretino.
Per questo Sky taglia l’audio ambientale al verificarsi di episodi di razzismo. La chiamano Policy, ma è qualcosa che somiglia molto di più alla censura.
Le immagini del Napoli fermo per protesta in mezzo al campo, invece, non si potrebbero censurare. Andrebbero mostrate per forza e, lo sappiamo, farebbero il giro del mondo. Spingerebbero i vertici Fifa e Uefa ad intervenire sulla Figc e sull’Aia. Danneggerebbero l’immagine del calcio italiano all’estero, porterebbero gli sponsor a ripensare il proprio accostamento ad una realtà del genere. Allegri non potrebbe dire di non aver sentito, a meno di fingersi al contempo cieco e sordo.

La copertura ministeriale agli ultras

Il calcio italiano è malato di razzismo, il fenomeno degli ultras è fuori controllo e, ultimamente, addirittura può vantarsi di coperture ministeriali, ma non c’è nessuna voglia di intervenire. Carletto, con le sue frasi intrise di buon senso e con la sua esperienza internazionale non ci sta. Rischia di essere, per i vertici dello sport italiano, come il bambino che urla che l’imperatore è nudo.

La paura delle istituzioni e dei vertici è quasi palpabile e ad avvantaggiarsene sono tutti coloro che continuano a reputare lo stadio una zona franca
, dove non valgono le regole dello stato di diritto e, ancor prima, del vivere comune. Non è un caso che alla prima partita dopo l’incontro di Salvini con gli ultras si siano levati cori antisemiti. Le bestie razziste annusano la paura e si conquistano spazi e visibilità. Ogni coro impunito ribadisce a tutti chi comanda negli stadi, in una logica di occupazione del territorio che è propria delle organizzazioni mafiose e camorriste.
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