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Il Napoli avrà un ruolo nel calcio d’élite del 2024?

Lo scenario è quello della SuperLega, una divisione per caste. Il Napoli rischia di rimanerne fuori. O di giocare contro i potenti lontano da Napoli

Il Napoli avrà un ruolo nel calcio d’élite del 2024?
De Laurentiis in un disegno di Fubi

Le caste del calcio

Nel calcio che verrà, quale ruolo avrà il Napoli? È questa la domanda fondamentale che Aurelio De Laurentiis si starà ponendo e che anche l’ambiente dovrebbe farsi. Domanda decisamente più stringente rispetto a quelle riguardanti il progetto vincente, e tutto quel che i lettori del Napolista ben sanno del papponismo.

Repubblica oggi ha svelato un altro pezzetto del calcio che verrà. La Champions dal 2024 in poi. Che potrebbe/dovrebbe diventare una sorta di campionato europeo per club. A inviti. Nascerebbero le caste del calcio. Perché l’ingresso non sarebbe al tavolo dei grandi non dipenderebbe dai risultati. Dipenderebbe da altri fattori. «Inviti – scrive Repubblica – legati alla storia dei club, ma pure all’attrattività delle città. Un progetto sul modello del Sei Nazioni di rugby, che proprio grazie alle gare al weekend (i campionati sarebbero spostati durante la settimana) consentirebbe di incrementare l’indotto anche con pacchetti turistici».

È una ipotesi. Perché se parliamo di attrattività delle città, diventa difficile escludere Roma, o anche Firenze. E la stessa Napoli. Visto che dentro c’è Torino. In realtà sarebbero diversi i fattori. Conterebbe sì la storia, ma conterebbero anche la fan-base e la capacità di spesa dei propri tifosi, la capacità di attrarre allo stadio anche stranieri, non solo tifosi della propria città. Il futuro potrebbe essere uno strano mix, un calcio non più basato solo sui risultati. Di fatto, una divisione in classi. Divisione praticamente permanente. In questo è calzante l’esempio del Sei Nazioni.

I campionati nazionali diventerebbero la Serie B

I discorsi da fare sono due. Uno riguarda questo modello, che resta un modello poco sportivo. Sarebbe un campionato sempre uguale, con le stesse squadre che si dividerebbero la torta principale degli introiti e quindi ogni si rafforzerebbero acquistando i calciatori più forti.

I campionati nazionali diventerebbero la Serie B del calcio europeo. Anche perché, lo vinci o non lo vinci, sarebbe  praticamente la stessa cosa. L’unica lotta realmente interessante sarebbe tra chi ambisce a conquistare il quarto posto in Champions. Di fatto, però, essere fuori dall’élite vorrà dire andare a una velocità dimezzata. Essere tagliati fuori praticamente per sempre.

È sostenibile un’idea simile di calcio? Non lo sappiamo. Vorremmo dire di no, ma abbiamo paura di dover rispondere sì. Per fortuna quest’anno, tranne la Serie A e la Ligue 1, gli altri principali campionati europei sono ancora combattuti. In Germania è in testa il Borussia Dortmund; in Spagna il Barcellona ma il Real Madrid è addirittura quarto; in Inghilterra il Liverpool potrebbe vincere per la prima vinta la Premier League. Ci sarebbe un universo che si troverebbe dall’oggi al domani in un mondo bianco e nero. E tra queste potrebbe esserci anche il Napoli.

Se il Napoli giocasse fuori città

È difficile immaginare cosa dovrebbe fare il club di De Laurentiis – che nel 2024 avrebbe 75 anni – per evitare un simile scenario. Oggi Ancelotti ha ricordato quali sono i fattori che contano di più nella ricchezza di un club: i diritti tv (soprattutto quelli venduti all’estero), le sponsorizzazioni e gli stadi di proprietà. Ancelotti ha ricordato che «ogni partita il Bayern vende allo stadio trentamila litri di birra. Incide eccome sul fatturato. Se vinci o vai avanti in Champions, il tuo fatturato aumenta ma è poca roba». Conta la ricchezza sistemica, non più legata ai risultati. C’entra zero con lo sport, lo sappiamo.

Cosa potrebbe fare il Napoli? È difficile che la società, almeno questa società, si doti di uno stadio di proprietà. Dovrebbe – e lo sta facendo con Amazon – rivolgersi ai tanti tifosi che ha lontano da Napoli. Da noi, lo abbiamo scritto, esiste una rivendicazione del tifoso che è convinto di essere in credito con il club. Una mentalità impossibile da spiegare a chi non vive immerso nell’ambiente napoletano. Il video con Ancelotti che consegnava le maglie del Napoli a tifosi azzurri a Milano, andava in quella direzione. De Laurentiis non a caso batte molto su quella ricerca della Nielsen sui 30 milioni di simpatizzanti nel mondo. Napoli dovrà  dimostrare di poter contare su una apprezzabile capacità di spesa della propria tifoseria. Sarà dura. Lo stesso arrivo di Ancelotti, come scrivemmo mesi fa, va nella direzione dell’internazionalizzazione del club.

Paradossalmente, ma nemmeno tanto, in questo mondo che stiamo ipotizzando il Napoli avrebbe più chance di esserci giocando lontano dalla città. Napoli non avrebbe problemi a riempire qualsiasi stadio del Nord Italia, persino Milano. Un futuro in cui il Napoli giocherebbe il campionato al San Paolo e le partite della SuperLega tra Milano e Torino. Sembra fantascienza, e probabilmente lo è. Ma bisogna cominciare a ragionare sul futuro di questo sport e sul futuro del Napoli. L’unica altra realtà italiana – oltre a Juve Inter e Milan – che si sta attrezzando per farsi trovare pronta è la Roma. Nessuna di queste – tranne la Juventus – al momento può competere dal punto di vista agonistico con il Napoli. Ma l’aspetto agonistico, in questa prospettiva, rischia di non essere più così determinante.

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