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Bielsa: «Sì, spio gli avversari, ma non basta per vincere»

Allena il Leeds, serie B inglese. Dopo le accuse del Derby Conty, confessa: «ma non ho fatto niente di illegale». È l’ultima di una serie di bielsate che lo hanno reso unico

Bielsa: «Sì, spio gli avversari, ma non basta per vincere»

El Loco con l’abitudine dei video

In Inghilterra sono tutti pazzi per un pazzo. Il Loco Bielsa – oggi alla guida Leeds, Serie B inglese – ha convocato una conferenza stampa a sorpresa per ammettere di aver mandato un uomo del suo staff a spiare un allenamento del Derby County. E subito ha precisato: «quello che ho fatto non è illegale – ha detto – Possiamo discutere del fatto che non sia considerata una cosa buona, ma non è una violazione della legge». Fatto sta che la Federazione britannica ha aperto una indagine sul tecnico argentino del Leeds. Foglio excel alla mano, Bielsa ha annunciato che lo produrrà alla Lega. «Prima di tutto voglio dire che renderò più facile l’investigazione alla Lega, darò le informazioni di cui ha bisogno. Questo mezzo non è così utile, non ti mette nelle condizioni di vincere una partita. Ma il modo di rispettare il calcio è conoscere i giocatori in campo. Io posso non parlare inglese, ma posso parlare delle 24 squadre che compongono il nostro campionato».

Spionaggio, immorale ma non illegale

Qualcuno lo ha accusato di spionaggio. «Non posso dire che è una cosa giusta da fare, ma vorrei spiegare che non avevo cattive intenzioni. Poi Lampard – l’ex giocatore della nazionale inglese e del Chelsea, allenatore del Derby County, che ha accusato Bielsa di scarso fair-play, sostenendo che si trattasse un modus operandi scorretto – dice che non ci crede e che crede che io abbia volato lo spirito del fair play, che sono io che devo adattarmi alle regole non scritte legate alle abitudini del calcio inglese… L’unico nostro obiettivo era vedere quali fossero le posizioni dei calciatori del Derby County rispetto all’anno precedente: un normale modo di conoscere l’avversario».

Le Bielsate

Una Bielsata, l’ennesima. Del resto l’allenatore argentino del Leeds si è fatto costruire una cucina e una camera da letto a ridosso dei campi di allenamento del club. Del resto, dopo aver definito l’accordo per diventare allenatore della Lazio, Bielsa su quell’aereo per l’Italia non ci è mai salito preferendo la Nazionale e lasciando spazio (buon per la Lazio) a Simone Inzaghi.

L’ossessione di piazzarsi davanti alla tv per analizzare avversari e tattica è stata sempre nella sua indole. Quando allenava l’Argentina, prima della Coppa del Mondo del 2002, si mise a visionare oltre 7mila video. Ma non solo: a Marsiglia fece installare un monitor su una golf car per studiare gli schemi anche durante i piccoli spostamenti all’interno del centro sportivo. E nella sua auto personale ha fatto lo stesso: un suo collaboratore lo accompagna a casa, lui è fisso con gli occhi sullo schermo mai sazio di movimenti e tatticismi.

A Bilbao alzò il telefono inveendo contro la ditta che ritardava i lavori al campo di allenamento; da allenatore del Cile ha fatto scavare una sorta di fossato intorno al rettangolo di gioco, in modo che giornalisti e curiosi non potessero affacciarsi. Da allenatore dell’Argentina, prima delle convocazioni, fece dei viaggi per visionare i giocatori. A Redondo disse: «Non mi piaci, ma devo vedere tutti i calciatori prima di fare le giuste valutazioni». Perché tra le tante Bielsate c’è una certezza: dice sempre la verità.

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