«Mistero Buffo» di Dario Fo torna in Statale 50 anni dopo: appello agli studenti di allora

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Replica del capolavoro nella stessa aula in ateneo dove debuttò nella magica anteprima del 30 maggio 1969. Jacopo Fo e Radio Popolare lanciano un appello per ritracciare chi c’era e invitarlo alla festa del cinquantenario
 

Quel Mistero, per nulla sacro ma molto Buffo, andò in scena la prima volta in Statale 50 anni fa. E fu una lezione di storia inaudita, travolgente e festosa. «Alla fine i ragazzi esplosero. Avevamo fatto scoprire l’esistenza di una poesia e una cultura popolare di straordinaria vitalità» ricordava Dario Fo quando gli chiedevano di quella magica anteprima del 30 maggio 1969. Serata calda in ogni senso, per il clima che si respirava nell’università occupata, con gli studenti in assemblea permanente, sit-in, tazebao, bandiere rosse.

Invitato a tenere un comizio, quella sera di quasi estate Fo entrò in Aula Magna, e davanti a tremila giovani pigiati nei banchi, accovacciati a terra, decisi a cambiare il mondo, esordì in modo inaudito. Non parlò di Marx o Lenin o Che Guevara. Parlò di letteratura italiana. A modo suo, s’intende. Da inimitabile professore giullare qual era, attaccò con «Rosa fresca aulentissima», il poema di Cielo d’Alcamo, svelandone, tra le risate, il vero significato censurato. E poi via con un «cunto delli cunti» di papi vanesi e vescovi feroci, santi ubriaconi e poveri cristi in croce...
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