5 Dic 2019

“Mamme imprenditrici, voglio raccontare le vostre storie!”

Si può essere donna, mamma e imprenditrice? È possibile allattare quando si ha anche un lavoro? Che supporto hanno le madri in Italia dalle istituzioni e dalla comunità? Ne abbiamo parlato con Donatella Briganti, mamma e giornalista che ha deciso di raccogliere e raccontare online e in un libro le storie di donne che, malgrado le difficoltà, riescono a conciliare maternità e lavoro... ed essere felici!

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Terni - Essere mamme e imprenditrici si può, malgrado le mille difficoltà e le tutele spesso minime. E c’è chi dopo l’esperienza della maternità decide di rinascere a sua volta e reinventarsi un lavoro, partendo dalla propria passione e dal contesto in cui vive. È quanto ha deciso di fare Donatella Briganti, mamma e giornalista che, dopo aver partorito una bimba, ha deciso di tornare a vivere esclusivamente di scrittura scegliendo di raccontare proprio le storie di chi, come lei, prova a conciliare la famiglia con una propria attività lavorativa.

Puoi presentarti?
Sono Donatella Briganti, ho appena compiuto 40 anni e da Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa, paese siciliano Patrimonio dell’Umanità, venni a Roma quando ne avevo 18 per studiare all’Università La Sapienza. Dopo la laurea sono diventata giornalista e da allora ho collaborato con vari quotidiani e settimanali nazionali. Ho viaggiato tanto e scritto di tutto: dalla cronaca nera a quella rosa passando per l’attualità e per l’approfondimento. Sono anche una ghostwriter, scrivo su commissione libri, contenuti e testi di ogni genere. Questa oggi è la mia attività principale. Qualche anno fa, non riuscendo per un periodo a vivere di scrittura, mi sono rimboccata le maniche e ho lavorato anche da segretaria in uno studio professionale e in un call center. Oggi sono felice di vivere di scrittura e, ovviamente, lettura. Sono anche felice moglie e orgogliosa mamma di una bimba di 20 mesi che allatto con immensa gioia e dopo tante difficoltà iniziali.

donatella briganti mamme imprenditrici



Come nasce l’idea di raccogliere e raccontare le storie di mamme imprenditrici?
È un’idea nata pian piano da quando sono diventata mamma perché mi sono resa conto di tante cose di cui forse molti non si rendono conto. O che magari, se non ci sei dentro, non puoi sapere. Molte mamme devono reinventarsi per continuare a lavorare, il che non è sempre un male. Ma di certo facile non è. Molte, imprenditrici da prima di diventare mamme, si sono organizzate con forza e coraggio per conciliare lavoro e famiglia, anche qui non senza difficoltà; altre sono riuscite a diventare imprenditrici proprio dal momento in cui si sono trovate a dover conciliare le due cose. Il mondo delle mamme lavoratrici mi incuriosisce tutto ma quello delle mamme imprenditrici ancor di più perché, pur non avendo molte tutele, riescono a lavorare e amare i loro figli con le stesse attenzioni di altre che magari hanno più tempo o aiuto o possibilità. Magari tornano in azienda pochi giorni dopo il parto e si mettono in un angolo per allattare i loro pargoli, ma non rinunciano a niente, portando avanti tutto con dignità, amore e passione.

Essere una madre imprenditrice si può. Lo dimostrano le storie che stai raccogliendo. Puoi farci qualche esempio?
Mi stanno scrivendo in tante e tante spero mi scrivano ancora. Ma già ho alcune storie davvero incredibili. Una, per esempio, che con il marito gestisce una parafarmacia ma ha anche un centro estetico. Ha due figli e ci ha messo tutta se stessa per continuare a portare avanti il lavoro, mantenere il posto ai suoi dipendenti e non trascurare il primo e poi tutt’e due i bimbi. Li portava con sé in fascia e continuava a lavorare mentre magari loro dormivano sereni cuore a cuore. Un’altra che ha due locali e che quindi ha sempre fatto orari difficili da gestire ma, con l’aiuto e la comprensione dei soci, è riuscita a far crescere il suo brand e allattare i bimbi dietro al bancone del bar appena poteva. Molte hanno in comune il fatto di dover portare i bimbi sul posto di lavoro per allattarli e coccolarli.

Quali sono le difficoltà principali che incontrano le donne nel conciliare maternità e lavoro?
La cosa più difficile è ritrovarsi da sole, come spesso succede, a dover gestire tutto. Non poter vivere e godere come si deve di quella rivoluzione, sotto tutti i punti di vista, che è l’arrivo di un figlio. Quando nasce un figlio nasce anche una madre, nasce un padre, una famiglia intera. Non c’è sostegno, non ci sono le adeguate tutele. Ma la forza delle donne e delle mamme è proprio questa: il modo per conciliare e portare avanti tutto lo trovano sempre.

mamme imprenditrici


Nella tua vita privata e nel tuo lavoro di divulgazione su queste tematiche dedichi particolare attenzione al tema dell’allattamento. Come si inserisce in questo contesto di conciliazione maternità e lavoro e che ruolo ha nella vita della donna e del bambino?
Una delle difficoltà maggiori è portare avanti l’allattamento continuando a lavorare e viceversa, perché non sempre va tutto liscio e senza il parere di una consulente professionista non è facile capire come procedere. Molte, allora, in quello stadio così delicato della vita, rinunciano o cedono ai tanti falsi miti che si sentono in giro. Quando allatti quella è la priorità assoluta, è una cosa che ti lega fisicamente a tuo figlio, forse l’unica cosa che non poi delegare. Un’emozione bellissima e unica, un bene immenso per la salute di mamma e bimbo, un dono per la vita, ma è anche una cosa molto impegnativa.

Mentre l’OMS ti suggerisce di allattare a richiesta per sei mesi in modo esclusivo e poi, una volta introdotti altri cibi, almeno fino a due anni o comunque fino a quando mamma e bimbo lo desiderano, il mondo del lavoro ti costringe a tornare ad essere operativa pochi mesi dopo aver partorito. Pena il lavoro stesso. E se hai un’attività tua, sicuramente al lavoro ci torni prima possibile perché hai gli incubi, ti chiedi come fare per non perdere quello che hai costruito. Quindi, soprattutto i primi mesi, chi può, porta il bimbo con sé sul posto di lavoro per poterlo allattare.

Che supporto hanno madri e padri in Italia dalle istituzioni e cosa servirebbe per aiutarli?
Per le dipendenti ci sono i soliti cinque mesi previsti per la maternità (2 prima del parto e 3 dopo o viceversa) ma non bastano assolutamente. Già la gravidanza è una cosa molto delicata e dovrebbe servire a preparare alla rivoluzione, come la chiamo io. Dovrebbe essere una scelta della donna, se continuare a lavorare o no. E dopo il parto soprattutto per il primo anno servirebbe un aiuto concreto dello Stato in modo da non creare traumi ai bimbi che non dovrebbero emettere i primi vocalizzi davanti alla prima baby sitter di turno ma davanti ai propri genitori. Adesso, se decidi di restare a casa oltre i primi mesi, vieni pagata solo al 30% del tuo stipendio, quindi generalmente poco e niente.

Le imprenditrici si danno da fare come possono, le tutele sono davvero minime in questo caso. Ci vorrebbe per tutte più assistenza fisica, morale ed economica, più presenza in questo senso delle Istituzioni, come ci insegnano altri paesi non lontani da noi. Quasi mai ci sono, come ci vorrebbero, asili nido per esempio all’interno delle aziende, lo Stato dovrebbe capire che la maternità non è un problema ma un’opportunità, una crescita. Ma le mamme lavorano e allattano comunque, se davvero lo vogliono e se ovviamente fisicamente possono.

BRIGANTI mamme imprenditrici

E che sostegno hanno le madri dalla comunità?
Cominciano ad esserci alcune iniziative positive. Ma quel che vedo è che sono soprattutto le mamme che hanno avuto difficoltà a voler cambiare questa Italia, appunto, e a fare la differenza. I bimbi sono la società di domani, sono il nostro futuro, saranno come li educhiamo noi oggi ad essere. A me piace proprio questa forza che le mamme tirano fuori, nonostante tutto. Mamme imprenditrici che, magari a volte, proprio perché l’azienda è la propria e stanno economicamente bene, potrebbero stare a casa e supervisionare con qualche telefonata, invece tornano con il bimbo in fascia e danno un esempio a tutti di come volere sia sul serio potere.

Quante storie hai raccolto fino a questo momento e dove potremo leggerle?
Al momento ho circa una decina di testimonianze ma ne voglio raccogliere molte di più per poi scegliere quelle che più mi colpiscono o che penso possano dare un messaggio importante e costruttivo. Man mano comincerò a inserirle sul mio sito e poi, in modo più approfondito, voglio farne un libro.

Al di là di questo progetto hai deciso di proporti come scrittrice, ghostwriter, ufficio stampa in particolare proprio per le donne che hanno una loro attività. Puoi spiegarci in poche parole questo tuo lavoro e come possono contattarti le interessate?
Propongo tutti i miei servizi di scrittura in particolare alle mamme imprenditrici che allattano o che hanno allattato perché conosco bene, essendoci dentro, le necessità di una mamma che lavora e allatta o sa cosa voglia dire allattare. Voglio aiutarle, lavorare per e con loro, far parte della loro squadra. Perché, in fondo, sono già una di loro. Voglio magari scrivere il libro della loro storia e della loro azienda se non hanno tempo, revisionare le loro bozze, scrivere per loro comunicati stampa e promuovere i loro progetti, posso scrivere discorsi, lettere, recensioni, contenuti per siti web e molto altro.

Penso di saper entrare in empatia con gli altri, riesco a capire le intenzioni che hanno ma che non riescono ad esprimere nero su bianco. Invito tutte le mamme imprenditrici a contattarmi tramite l’indirizzo e-mail che possono trovare tramite il mio sito donatellabriganti.com, anche solo per raccontarmi come ce l’hanno fatta. Se poi hanno bisogno anche di qualcuno che scriva per loro, sono lieta di farlo.

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