Cosa chiedono alla politica circa 6 milioni di italiani all’estero

di Mira Carpineta

Così viene ormai definita la comunità internazionale degli italiani sparsi per il mondo. E con i suoi quasi 6 milioni di residenti all’estero, ne rappresenta una delle più popolose.

Il rapporto annuale sulle migrazioni della Fondazione Migrantes ne raccoglie i numeri, sempre importanti, e le motivazioni che spingono i nostri connazionali a cercare altrove, nel mondo, quel che la madrepatria stenta o proprio non riesce ad offrire.

Ma c’è un momento particolare in cui l’attenzione della politica si rivolge a loro: le campagne elettorali, quando questi italiani diventano improvvisamente necessari a tutti i partiti, riscoprendo così le loro necessità, le loro richieste, i loro diritti.

Per poter fruire delle loro scelte in cabina, le comunità sono suddivise in quattro ripartizioni geografiche – Europa (compresi i territori asiatici della Federazione russa e della Turchia); America meridionale; America settentrionale e centrale; Africa, Asia, Oceania e Antartide, che eleggono 8 deputati e 4 senatori.

Tuttavia, anche in questo ambito, è emerso, nell’ultima consultazione elettorale del 25 settembre 2022, un forte astensionismo. I dati Eligendo del Ministero dell’Interno, dicono che i votanti sono stati il 26,37% degli aventi diritto. È evidente quindi, anche tra gli italiani all’estero, la disaffezione alla politica, la cui origine scaturisce probabilmente dalla mancata efficace comunicazione tra le parti in causa.

Nonostante le “buone intenzioni” e promesse che ogni campagna elettorale porta con sé, di fatto le richieste e le aspettative rimangono spesso disattese.

In una lettera aperta alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, da “semplice cittadina italiana che vive negli Stati Uniti”, la signora Silvana Mangione (Vice Segretario Generale Consiglio Generale degli Italiani all’estero (CGIE) peri Paesi Anglofoni extraeuropei) rivolge un accorato appello a riportare l’attenzione sul valore che la ventunesima regione rappresenta, e sollecita azioni ormai necessarie e non più procrastinabili.

Ma quanti sono gli italiani all’estero?

Secondo l’ultimo Rapporto Italiani nel Mondo (RIM 2022) della Fondazione Migrantes, al 1° gennaio 2022 i cittadini italiani iscritti all’AIRE sono 5.806.068, il 9,8% degli oltre 58,9 milioni di italiani residenti in Italia. Tutte le regioni italiane – si legge nel testo – perdono residenti aumentando, però, la loro presenza all’estero. Dal 2006 al 2022 la presenza degli italiani all’estero è cresciuta del 87% passando da 3,1 milioni a oltre 5,8 milioni.

E cosa chiedono in particolare?

A questa domanda risponde l’On. Toni Ricciardi*, eletto nella circoscrizione estero Europa per il PD-IDP (partito particolarmente premiato dagli elettori esteri nelle loro preferenze), quale Componente del Comitato Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes che ha curato la ricerca.

“Le richieste maggiori riguardano i servizi consolari, fiscalità, il riacquisto della cittadinanza e in genere una più ampia comunicazione e vicinanza con le istituzioni – spiega l’On. Ricciardi -; purtroppo queste necessità trovano gli ostacoli maggiori nella mancanza di adeguate risorse finanziarie e carenza di personale nei Consolati. Al momento tuttavia c’è una calendarizzazione in Commissione parlamentare, per questi argomenti, sperando di riuscire ad ottenere qualche risultato”.

In generale tutti i governi dell’ultimo decennio, da Monti in poi, hanno guardato a questo bacino elettorale con interesse, e anche nel programma di quello attuale Antonio Tajani auspicava un ministero ad hoc con l’obiettivo di offrire più servizi ai cittadini, gli altri sodali di favorire, ad esempio,  il riacquisto della cittadinanza e il loro maggiore coinvolgimento nella promozione del Made in Italy, la parità fiscale con i cittadini che vivono in Italia, l’assistenza sanitaria in caso di soggiorno nel paese, la diffusione della lingua e della cultura italiana, la semplificazione delle procedure per il riconoscimento dei titoli di studio e iniziative utili a favorire il rientro degli italiani altamente specializzati.

Nella scorsa legislatura si ipotizzò anche l’istituzione di una commissione bicamerale specificatamente dedicata, ma l’On. Ricciardi sostiene che “Non è necessario creare altre sovra o sottostrutture che finirebbero per ghettizzare ancora di più le questioni collegate”. Ma oltre alla rinuncia al Ministero dedicato “mancano all’appello anche 78 milioni di euro di stanziamenti, necessari per potenziare gli uffici consolari. Bisogna ricordare – aggiunge Ricciardi – che gli italiani all’estero comunicano essenzialmente con due istituti: il Comune di residenza e appunto il Consolato, dove attualmente si lavora troppo con circolari e poco con leggi adeguate ai tempi e ai cambiamenti sociali. I meccanismi legislativi sono inoltre molto complicati e richiedono tempi lunghi, basti pensare ai decreti attuativi che devono fare seguito ad una qualsiasi legge. Tuttavia – conclude l’Onorevole Ricciardi – la 21esima regione è una comunità come tutte le altre, in cui occorre profondere impegno e perseveranza”.


*Toni Ricciardi, è storico delle migrazioni presso l’Università di Ginevra. Condirettore della collana «Gegenwart und Geschichte/Présent et Histoire», componente del Comitato scientifico del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, membro del Comitato editoriale di «Studi emigrazione» e «Altreitalie». Nel 2011 ha vinto il Premio «Sele d’Oro-Mezzogiorno», Rai-Svimez, per gli studi sullo sviluppo nel Mezzogiorno.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               

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