NotizieTradizioni e folclore L’avventurosa storia dell’Arpa Viggianese

Siamo sempre pronti ad approfondire le conoscenze sulle peculiarità dei nostri territori, con il loro folklore, il loro passato e a mantenerne viva la memoria. Oggi vogliamo scoprire insieme come uno strumento dal suono angelico, armonioso, delicato e allo stesso tempo complesso possa rappresentare tra le sue note l’identità di un paese e del suo popolo; questo è proprio il caso di Viggiano e della sua tradizione centenaria che lo lega a doppio filo con l’arpa.

L’Associazione Arpa Viggianese, sorta nel luglio del 2013 a sostegno della Scuola d’Arpa Popolare di Viggiano, si occupa della programmazione dell’appuntamento annuale della Rassegna dell’Arpa Viggianese, giunta quest’anno ormai alla XIV edizione.  Abbiamo così raccolto la testimonianza di Maria Lucia Marsicovetere, in rappresentanza dell’associazione culturale, che ci spiega come la rassegna abbia ospitato musicisti di calibro internazionale che, in più occasioni, si sono messi a disposizione degli allievi, per approfondimenti e work shop, e che l’associazione nasce per dare la possibilità agli allievi ed all’amministrazione di avere una struttura capace di promuovere e divulgare ciò che da qualche anno si sta riportando a conoscenza.

«A Viggiano, paese dell’arpa e della musica, grazie anche al sostegno delle amministrazioni comunali che si sono succedute, ci siamo prefissati l’obiettivo di recuperare la tradizione che ci appartiene, sia attraverso l’insegnamento con lezioni individuali e di ensemble presso la scuola d’arpa,  sia attraverso la ricerca che ci porta a scoprire particolari nuovi e sempre più interessanti legati al passato del nostro territorio;  giusto per citarne alcuni: la discendenza del frontman dei Green Day, il cantante Billie Joe Armstrong,  il ritrovamento presso un’abitazione in Val d’Agri di due modelli di arpa, di cui una a pedali costruita a Tramutola e l’altra modello viggianese, la presenza di arpisti viggianesi che suonarono durante l’inaugurazione del canale di Suez nel 1869 e tanto altro ancora.»

Il fine ultimo di tutto il lavoro di ricerca e insegnamento è l’intento rievocare la storia dei musicanti girovaghi, che fin dal 1700 partivano in piccoli gruppi per allietare i vicoli e le piazze d’Italia e d’Europa, fino a giungere  anche oltreoceano, viaggi ben documentati da atti e poesie pubblicati e consultabili,  da cui possiamo apprendere le molteplici esperienze che i suonatori viggianesi affrontavano nei loro viaggi per il mondo. Altrettanto noto è che ed in ogni famiglia, almeno un componente praticava e apprendeva la musica fin dalla più tenera età; questa era la particolarità dei suonatori di arpa viggianese nella tradizione passata. Iniziando a suonare fin da bambini e, considerata la condizione generale di estrema povertà, si vedevano spesso questi piccoli suonatori pronti a partire in giro per il mondo al fine di ottenere un riscatto sociale, per poi poter ritornare a Viggiano e dare una vita dignitosa alla propria famiglia. Da questa storia si pensa prenda ispirazione il famoso romanzo “Senza Famiglia” di Hector Malot, dal quale è stato in seguito tratto il più celebre cartone animato sulle avventure del “Dolce Remi”.

       

Questi viaggi hanno inevitabilmente modificato gli equilibri e lo stile di vita mantenuto fino ad allora nel paese, poiché l’emigrazione dei musicanti era in realtà temporanea: «rientrando periodicamente portavano con sé, oltre al patrimonio economico, anche quello di conoscenze culturali, di esperienze vissute ed aperture mentali, che consentivano un fiorente sviluppo dell’intero paese: trasformazione  in casa di ogni tugurio, specie dopo il devastante terremoto del 1857,  diffusione di  idee liberali, attraverso la  stampa di periodici come “L’arpa Viggianese” e “Il Ribelle”, nonché la fondazione di una loggia massonica, in Basilicata seconda solo a quella di Potenza,  intitolata a Mario Pagano, i cui iscritti erano soprattutto musicisti e musicanti» aggiunge infatti Maria Lucia Marsicovetere. Ci racconta inoltre una piccola curiosità che farà sorridere, poiché la radicata usanza dei Viggianesi è riscontrabile anche in una raccolta di poesie del poeta irpino Pier Paolo Parzanese, che incontrandoli sulle banchine del porto di Napoli, iniziò una poesia intitolata appunto “Il Viggianese”, con l’incipit: “Ho l’arpa al collo son viggianese, tutta la terra è il mio paese”.

Sappiamo inoltre che alcuni emigrati stabilitisi in seguito negli Stati Uniti, Australia e Sud America, in pianta stabile, divennero musicisti di fama internazionale richiesti nelle più rinomate orchestre del posto, avendo avuto la possibilità di apprendere la musica colta soprattutto nei conservatori di Napoli. Viene dunque da chiedersi, vista la tradizione così radicata, fiorente e portatrice di nuova linfa vitale sia economica che culturale oltre ad un riconoscimento a livello internazionale del nome di Viggiano, come si è potuti arrivare ad interrompere questo ciclo di eventi?  La risposta risulta essere molto semplice in realtà: «come spesso avviene, quanto più in alto si sale, tanto più il declino è precipitoso. Già dalla prima metà del Novecento,  complici il forte flusso migratorio, il cambiamento dei tempi, e l’avvento dei mezzi di diffusione di massa, questa inclinazione dei viggianesi per la musica  ha cominciato a perdersi e l’arpa ed altri strumenti non hanno più risuonato nei nostri vicoli per molto tempo».

Negli ultimi tempi però, fortunatamente, si è messo in moto un meccanismo di ripristino e studio di queste storiche tradizioni identitarie per evitare che vadano perse per sempre, che comporta collaborazioni, ricerche, lavoro e che coinvolge diversi professionisti: «E’ stata fondata un’originale scuola dedicata all’insegnamento dell’arpa popolare, dando sostanza all’esigenza di far rivivere una tradizione unica al mondo, che ha caratterizzato il paese fin dal Settecento, portata avanti dai suonatori di arpa diatonica e, in un secondo momento, anche da affermati musicisti di arpa classica. La Scuola di Arpa Popolare di Viggiano, attualmente sostenuta dall’amministrazione comunale e l’attiva collaborazione dell’Associazione Culturale “Arpa Viggianese”, propone  un piano didattico che non prevede limiti di età né richiede particolari conoscenze di base, anche se si tende a prediligere l’insegnamento a bambini e adolescenti. I corsi sono aperti a tutti coloro che, non solo a Viggiano, ma nell’intero territorio circostante, volessero imparare a conoscere e a suonare uno strumento difficile, ma al tempo stesso appassionante, come l’arpa.»

Viene inoltre sottolineato come l’impegno costante dimostrato dai giovani musicisti e il mirato insegnamento dei docenti abbiano fatto sì che il metodo didattico applicato nella scuola riscontrasse apprezzamenti in numerose esibizioni pubbliche, borse di studio in concorsi nazionali e internazionali ma anche importanti partecipazioni in prestigiosi conservatori europei.

Grazie alle molteplici iniziative citate in aggiunta ai corsi e ai laboratori di liuteria per la ricostruzione dell’arpa viggianese dell’800, l’arpa di Viggiano è tornata, dopo decenni di silenzio, a risuonare tra le strade del borgo con le sue dolci note e vuole continuare a farlo ancora per lungo tempo.

Fonti immagini : Associazione Arpa Viggianese  e Rassegna Arpa viggianese

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